E’ un po’ come i tormentoni latini di inizio estate. Qualche anno fa ne è funzionato uno e ora ci toccano gli eredi. Praticamente stessa melodia tutti gli anni, ma sempre hit.
Ecco. Le ultime estati sono più o meno così: entro luglio ci si rabbuia un po’ con qualche notizia catastrofica, ad agosto si stacca l’interruttore, da settembre tempeste di vario genere fino a Natale.
Ora è agosto, siamo fuori tempo massimo per parlare di catastrofi.
Concentriamoci sull’interruttore.
Parliamo di estate. Di un agosto caro come il fuoco ma vuoi non partire? Di 40 gradi all’ombra, ma sto lettino che l’ho preso a fare?
D’altronde sembra esserci rimasto solo agosto per staccare collettivamente la testa, negli ultimi anni. Dodici mesi quasi tutti prenotati da “cosa è meglio fare”, “cosa è d’obbligo fare”, “ sei sereno? Ecco la bolletta”, “la benzina come regalo di anniversario come lo vedi?”, “la guerra, colpa sua (tu intanto paga), colpa dell’altro (tu intanto paga)”, “compili questo modulo, ha avuto negli ultimi due anni 37.5?”.
Poi ci sarà settembre e le sue tempeste. Già note, ma non vuoi aggiungere anche una bella crisi di governo?
Conclusione.
Agosto non è più solo agosto. Agosto è terra di confine. E’ armistizio. E’ time out. E’ scendo un attimo dalla Giostra.
Però mi è stato detto che non è più tempo neanche per staccare l’interruttore un mese, quindici giorni, una settimana. Neanche ad agosto. Perché a quanto par…
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