PM – PensieriMossi
Il blog di Progetto Marconi
“Dottore, ma i robot un giorno ci porteranno via il lavoro?”
Mark lo guardò per qualche secondo, restando comodo sulla sua poltrona soffice amaranto. Poi un leggero ghigno spinse il suo sguardo verso il basso. Per alzarsi subito dopo quasi di slancio, chinandosi amorevolmente verso l’orecchio del suo preoccupato interlocutore: “Signor Smith. Non si preoccupi dei robot. Si preoccupi di essere felice”. Col sorriso firmò quelle parole. E uscì dalla stanza.
L’argomento robot ci ha sempre fatto compagnia. Pensiamo a Jeeg robot d’acciaio o a Voltron. Ai tempi ce li immaginavamo salvifici per l’umanità, straordinariamente capaci di difenderci dal Male meglio degli umani. Una litania quasi religiosa.
Oggi invece il robot è dibattuto. Ha perso la sua aurea eroica, spesso sta dall’altra parte. Ruba posti di lavoro.
Anche se molte ricerche sfatano questo timore, rimane una contrapposizione netta tra l’umanità che vogliamo respirare come l’Aria di Napoli e la freddezza del mondo robotico. Sappiano questi ultimi che comunque dovranno sorbirsi tutte le mansioni ripetitive e seriali del futuro.
Altro argomento in linea col ragionamento è il vantaggio del retail rispetto al mondo on line e robotico: il calore del rapporto umano. Eh, questo quei marchingegni proprio non ce l’hanno. Qui si gioca la vera unique selling proposition del negozio fisico. Che quando entri al bar, quel sorriso dall’altra parte del bancone ti si tatua sulla pelle per tutto il giorno. Che quando entri nel negozio per vedere se trovi qualcosa di interessante, la commessa ti si presenta con discrezione e solarità. Che se fai un reclamo ti senti accolto e capito. Che ti danno il bicchierino insieme al caffè, magari anche il biscottino.
Che meraviglia.
Però sulla schiena ho anche altri tatuaggi da negozio fisico. Il broncio del barista, quasi a chiedergli scusa per il caffè chiesto. “Do un’occhiata alle giacche” e la commessa con la sindrome da ascensore che ti marca a meno di un metro (finché non esci dal negozio stremato e con l’ennesimo inutile pantalone verde). L’umano all’altro capo del telefono che per festeggiare con te il trentesimo reclamo riesce a farti sentire fuori luogo e sbagliato con la sola imposizione del tono della voce. E il conto sbagliato, ovviamente a tuo svantaggio, con il “può capitare” che costa meno di uno sconto.
La comunicazione è una massa melliflua che rischia di prendere la forma della tua giornata: come ti sei alzato, che obiettivi ti han dato, quanto sei motivato, quanto sta bene il tuo cane, come sta andando la separazione, figli promossi o bocciati, ho il commercialista alle quattro. Una grande risorsa, capace di creare accoglienze di panna e ritorni di fiamma. Oppure l’occasione per riempirsi la bile e scaricarla su recensioni all’arma bianca.
Ecco. Non c’è nulla di più bello del calore umano. Lo sappiamo bene in questo periodo. Ma non tutto il calore fa bene. A volte è fuga di gas. E in questi casi mi chiedo: ma se rodassimo bene questi robot?
Ps: la citazione dell’inizio è una licenza poetica. Il libro non esiste.