PM – PensieriMossi
Il blog di Progetto Marconi
Come al solito mi apprestavo dopo pranzo a leggere le mie riviste di aggiornamento sul mondo. Ad un tratto la mia attenzione si è improvvisamente ravvivata su un articolo a firma Lucia Ingrosso, che esordiva così: Per te il confinamento non è stato poi così male. Hai trovato dei lati positivi nello stare a casa, al riparo da confusione, spazi condivisi ed eccessiva mondanità. E così mentre il resto del mondo si lamentava di essere in prigione, tu ti sentivi almeno un po’ “singolare”. Niente di strano: sei solo introverso.
Meraviglioso. Meglio di una seduta di psicoanalisi.
Finalmente ero riuscito a trovare il vaccino alle mie perplessità. Ero racchiuso in una parola, riconosciuta, testata, diffusa.
Sono introverso. E sapere che anche Albert Einstein affermasse con orgoglio di esserlo non fa che rovesciare il mio vaso interiore da mestamente anomalo a vagamente speciale.
La classificazione, la categorizzazione possono essere armi di distruzione di massa, ma in quel momento avevo risolto qualcosa. Avevo una strada da seguire, come un appello a cui rispondere ogni volta che venisse citata quella parola.
L’onnipotenza del momento mi autoproclamava Capitano degli introversi.
Era arrivato il nostro momento.
Mentre il mondo si lamentava del lockdown, dell’assenza di contatto, della comunicazione che cambia, noi acquisivamo posizioni. Da relegati in ultima fila scavalcavamo masse uniformi di estroversi per prenderci il microfono.
Sì, il microfono. Perché anche un nugolo di persone nascoste dietro ad una web cam e un microfono disattivato oggi sono classe. E noi possiamo esserne docenti, riferimenti, condottieri. Anche soli nella nostra stanza, nel nostro ufficio. Senza scendere troppo in campi da gioco di massa in cui non diamo il meglio.
E se invece siamo noi ad essere in quel nugolo da formare, bene anche lì le carte cambiano. Possiamo scansare finalmente le ultime file. Ma non solo: abbiamo la chat, cari miei. E lì faremo tutte le domande che non abbiamo mai avuto il coraggio di fare.
Ogni cambio d’era fa salire e scendere dal podio. Le abitudini si mischiano come nell’ora di punta in stazione. Dove la difficoltà principale non è trovare il treno giusto ma è ritrovare se stessi. E questa epoca 2020 non fa differenza.
E voi estroversi, quando meditate sognanti sui tempi che furono pensate sempre che lì vicino ci può essere qualcuno che sogghigna senza farsi scoprire. Senza far rumore. Sotto mentite spoglie.