PM – PensieriMossi
Il blog di Progetto Marconi
Nonno mi racconti di quell’anno? Quello del 20…
Cosa vuoi sapere figliolo?
Ad esempio cos’era un dpcptm?
Non si dice così. Si dice DPCM.
Va bene, ma cos’era?
Una cosa che andava di moda. Una cosa che ad un certo punto arrivava.
In che senso?
In che senso…In che senso… Fammi pensare… Hai presente nonna? Sai che nonna ogni due ore ti chiede se vuoi una tazza di te? Ecco, una cosa del genere. Era la tazza di te che dovevi aspettarti periodicamente.
Ah ok… ma a cosa serviva?
Serviva a non farci uscire di casa. A dirci che era meglio prenderci a botte tra di noi in salotto che prenderci il virus in giro. Era una questione di priorità.
E come ve la vivevate tu, nonna e papà?
Come tutte le famiglie. Vivevamo un tempo in cui porno e videogiochi trainavano l’economia. E il consumo degli antidepressivi aumentava del venticinque per cento.
Cosa sono gli antidepressivi?
Perché non mi hai chiesto cos’è il porno?
Ma è vero che non si andava a scuola? Figo…
Sì è vero. Non si andava a scuola per interi periodi. E anche quando si andava, bastava un raffreddore per starsene tutti a casa. Niente contatti, niente professori in cattedra. Solo professori a distanza, come i cani oltre il cancello. Pigiama e computer.
Che meraviglia. Ma perché allora so che tu e altri vi lamentavate? E chiedevate di riaprire le scuole?
Perché temevamo per i nostri figli e il loro futuro.
Ma poi è andato tutto bene, no?
Tuo padre ha iniziato a fumare a 11 anni.
No. Veramente?
Sì, nel 20 ne aveva 8. Credo sia stato un effetto collaterale di quella pentola a pressione.
Pentola a pressione?
Vedi figliolo, in quegli anni uscire era un po’ come la stampella del nonno: aiutava a stare meglio. Serviva per prendere aria. Per darsi ossigeno e allontanarsi dalle incazzature che ahimè ci sono in ogni famiglia. Solo che in quel periodo ce n’erano di più. La gente era molto più arrabbiata del solito. Sofferente. E più sei giovane e meglio è che quell’aria non la respiri.
Ma di quell’anno ho visto le tue foto nei locali, nonno.
Sì, era agosto. Ma dove le hai viste?!
Ho ritrovato quel reperto del tuo Iphone 7…
Ah impiccione! E comunque si poteva.
E ora passami quelle palline se no l’albero lo finiamo a Capodanno.
A proposito nonno. Quell’anno l’hai festeggiato il Natale?
Sì, ma non ti auguro di mangiare l’abbacchio alle 6.
Ti ricordi solo quello?
Ricordo le fughe alle ventuno e cinquanta. Ricordo la pioggia dalla finestra. Ricordo la tristezza di tante persone.
Perché erano tristi nonno?
Perché vedi figliolo. Al tempo si diceva: stiamo vivendo una guerra. Una guerra. Ma io grazie al cielo non ne avevo mai vissuta una prima. E subito non realizzai. Solo dopo capii. Capii che tutti gli anni muoiono persone e c’è gente triste. Ma quando si muore in guerra il profumo di incenso si espande oltre. Oltre le stanze. Oltre le case dei parenti. Oltre. Va per le strade. E lo sentono tutti.
Nonno. Nonno. Non essere triste. Poi le cose andarono meglio, vero? Quando finì tutto questo?
Ora basta domande. Passami la stella. Che abbiamo finito l’albero.